SKENE: conversazione con G. Scalambrieri
SKENE
di G. SCALAMBRIERI
Granai del Conte, p.zza Henriquez
sulla mappa al numero 11
Skene: Scena, in greco. Indica il fondale scenografico
davanti al quale nel teatro greco classico gli attori recitavano.
Le terrecotte che Scalambrieri presenta in questa bella
mostra sono appunto piccole scene in cui però non ci sono attori e figure, e
non se ne sente il bisogno. Esse parlano, anzi evocano senza aiuto di altro.
Sono luoghi metafisici che rimandano ad una dimensione che è al tempo stesso
intima e mitologica. Sono la scena dell’incontro tra il mito della Grecia
Antica e il Rinascimento nel nitore geometrico di Piero della Francesca.
Seguendo il filo sottile dell’Umanesimo.
Queste terrecotte sono il frutto della ricerca di
Scalambrieri e dicono, a chi sa ascoltare, della serietà e della profondità
della sua riflessione oltre che della “paziente e lunga disciplina esercitata
sulla materia” ( G.A. Traina).
Opere da guardare in silenzio perchè nel silenzio della
riflessione sono nate. Perché il silenzio aiuta ad entrare in comunicazione con
il mondo intimo di chi le ha fatte. Solo talvolta, un alito di vento muova la
scena, increspa il mare o fa danzare una tenda bianca.
Sono Porte, invitano all’Attraversamento per condurre in una
dimensione Altra, con tutto il loro corredo di rimandi archetipici che però affiorano
con leggerezza ed essenzialità.
Sono manufatti luminosi, con una scelta cromatica raffinata.
In cui un meraviglioso turchese si sposa con il colore naturale della
terracotta e il candore del bianco. Altro non serve.
Scalambrieri sembra essere un uomo schivo ma appassionato, è
difficile strappargli un sorriso ma gli si illuminano gli occhi quando parla
della lezione grandiosa del Rinascimento, di Giotto che lo ha preparato e di
Piero della Francesca che lo ha magnificato.
Questo è il frutto di una cordiale e sentita conversazione
con Scalabrieri, ma rimando anche alla bella prefazione scritta da G.A. Traina al catalogo della
mostra. (Giusi Buono)
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